Parlando per stereotipi, quando si entra nell’ambito della salute riproduttiva, la medicina diventa femminile. Quindi l’approccio al genere è invertito: gli uomini spariscono e l’attenzione è posta sulle donne. Se guardiamo l’iconografia antica le donne mostrate in fase di parto sono sempre circondate da altre persone che si prendono cura di loro. Da qui nasce quindi la branca dell’ostetricia e si formano le figure professionali di ostetriche, che si occupano in prima istanza solo del parto. Poi, nell’ultimo secolo, si formano le competenze riguardanti le patologie ostetriche; e da qui tutto quello che riguarda la salute della donna in gravidanza e prima del parto, ambito in continua evoluzione e implementazione. Quindi, si creano servizi dedicati alla salute ostetricia delle donne sia territoriali e diffusi capillarmente nei territori (vedi consultori familiari) sia a livello ospedaliero con centri di eccellenza dedicati alle patologie ostetriche.
Contemporaneamente si sviluppa la branca della ginecologia, che riguarda invece le problematiche dell’apparta ginecologico al di fuori della gravidanza, per curare la salute dell’apparato cosiddetto riproduttivo, ma che riguarda buona parte del benessere femminile. In ambito ginecologico molto importanti sono le attività di screening (dei tumori del collo dell’utero) e il più recente vaccino anti-papillomavirus.
La medicina di genere non è medicina femminile. Ma è evidente che l’ambito maschile è stato sottovalutato sia per quanto riguarda la riproduzione, sia per quanto riguarda il benessere. Ma questo è causa del rifiuto della responsabilità nell’ambito riproduttivo: nelle società antiche, ma ancora oggi in alcune società, era possibile ripudiare le donne che non riuscivano ad avere figli! Sappiamo bene che il 50% delle cause di sterilità di coppia sono attribuibili a problemi femminili e altrettante a problemi maschili.
Questo si riflette sulla carenza di servizi di prossimità e di facile accesso per problematiche legate alla sfera sessuale e riproduttiva maschile. La medicina di genere si deve prendere carico anche di questi aspetti. Esistono centri di andrologia, urologia cui si rivolge chi ha problemi specifici e cominciano a sorgere realtà consultoriali, come nella nostra regione, nei quali è possibile l’accesso dei ragazzi e dei giovani uomini per affrontare tutte le nascenti problematiche legate alla sessualità, alla crescita di coppia e alla futura genitorialità. Sono già in funzione realtà quali lo Spazio Giovani e lo Spazio Giovani Adulti.
Rimanendo nell’ambito della salute riproduttiva, ci sono ulteriori passi da compiere. Occorre produrre un adattamento dell’accoglienza e del trattamento rispetto ad alcune importati differenze riferibili a:
- dove si vive;
- paese di provenienza;
- orientamento sessuale e all’identità di genere.
Questo approccio è già una realtà. Eppure, permangono ancora delle difficoltà legate agli stereotipi dei quali sembra inesauribile la produzione e l’adeguamento al cambiare della cultura.
Ad esempio, dopo lo stereotipo della mamma che sta accanto al focolare che allatta, l’immagine efficientistica: le mamme continuamente in azione, felici, tra lavoro, educazione e cura della casa, le supermamme! Sappiamo quante difficoltà incontrano le donne nel dopo parto, dal cosiddetto blues puerperale fino a problemi di depressione; i problemi di incontinenza che aumentano molto nelle neomamme, ma anche con l’aumentare dell’età.
O il ciclo mestruale, che passando da tabù del quale non si parlava, ora è stato sdoganato, anzi addirittura edulcorato e semplificato come un cartone animato. Eppure, passano ancora sotto silenzio (tabù di cui non si parla) le difficoltà che la maggior parte delle donne hanno con dolori, irregolarità mestruali, ecc. L’immagine distorta che viene pubblicizzata crea un modello ideale molto divergente con la realtà, crea una realtà edulcorata, semplificata, nascondendo e rimuovendo gli eventi naturali della vita.
La medicina di genere deve far fronte anche al fatto che il conformarsi a tale modello ideale, nell’ambito della salute riproduttiva, ma anche in tanti altri ambiti, crea notevoli difficoltà alle persone, con inadeguatezza rispetto al modello precostituito.