Stando ai risultati di una ricerca apparsa sulla rivista scientifica Physics of Fluids, condotta da un gruppo di fisici della New Mexico University, arieggiare i locali chiusi e in particolare le aule scolastiche potrebbe ridurre fino al 70% la quantità di goccioline (il cosiddetto droplet) che possono veicolare il coronavirus. Questo, ovviamente, non significa che bisogna ridurre o – peggio – eliminare l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani e la distanzia di sicurezza!
Perché arieggiare può ridurre il rischio di contagio.
I Centers for Disease Control and Prevention americani (CDC) hanno infatti affermato che il Sars-Cov2 può essere trasmesso anche per via aerea, in particolare in spazi chiusi dove non sia garantita una ventilazione adeguata. Questo perché le goccioline che sono emesse tossendo, respirando o parlando possono rimanere sospese in aria per diverso tempo. Il problema è che non è noto per quanto esattamente (si parla di ore o persino giorni, a seconda della loro grandezza). C’è una crescente evidenza che droplets e particelle aeree possono rimanere sospese nell’aria ed essere respirate da altri, e viaggiare oltre i due metri (per esempio, quando si canta in un coro, si è nei ristoranti o nelle palestre). In generale in ambienti interni senza una buona ventilazione i rischi aumentano.
L’importanza del ricambio dell’aria è testimoniata da apposite norme emanate in alcuni paesi europei, come Francia e Germania.
In Emilia Romagna l’Ufficio scolastico regionale ha diffuso una nota che prescrive di «ricorrere quanto più possibile all’aerazione naturale» e, più nello specifico, di «arieggiare lungo tutta la giornata, aprendo le finestre regolarmente, per non meno di cinque minuti, più volte al giorno e con qualsiasi tempo, ad ogni cambio insegnante, durante l’intervallo e dopo la pulizia dell’aula». Unico limite: che i livelli di inquinamento esterni non sia eccessivi.
LINK alla rivista scientifica Physics of Fluids:
https://aip.scitation.org/doi/10.1063/5.0029118