La malattia parodontale (o parodontite) é una malattia cronica che provoca il progressivo riassorbimento dei tessuti parodontali, formati da osso alveolare, gengiva, legamento parodontale e cemento radicolare.
Il parodonto è un apparato fondamentale per il mantenimento degli elementi dentali in arcata.
I batteri presenti all’interno del cavo orale possono aggregarsi e causare, se non rimossi correttamente, uno stato infiammatorio chiamato gengivite, che colpisce in modo reversibile i tessuti molli intorno al dente.
La gengivite, se non trattata, provoca un aumento dell’infiammazione che comporta un successivo interessamento dell’osso alveolare portando lo stato infiammatorio in uno stato irreversibile; da qui nasce la parodontite.
La malattia, se non curata, o se trattata in maniera tardiva porta alla perdita del dente.
Questa patologia è molto diffusa in età adulta (anche se esistono casi di malattia parodontale con insorgenza giovanile), si stima infatti che colpisca solo in Italia circa il 65% degli individui, con un’insorgenza a crescere correlata al rispettivo aumento dell’età.
I sintomi presenti con l’instaurarsi della patologia non sono sempre chiari e facilmente riconoscibili da parte del paziente, il quale deve prestare attenzione ad eventuali stati infiammatori a carico delle gengive; spesso i segni più comuni rilevabili da parte del paziente possono essere il sanguinamento gengivale, la recessione della gengiva, la mobilità dentale e l’aumento dell’ipersensibilità.
E’ molto importante per la riuscita della cura una diagnosi precoce, che permetterà al dentista di riferimento di intercettare la patologia e curarla, o rallentarne la progressione e permettere di conseguenza il mantenimento degli elementi dentali.
La malattia parodontale può essere trattata con approccio chirurgico o conservativo, da valutare in base all’entità dei difetti presenti.
Una corretta igiene orale domiciliare, controlli periodici con regolari sedute di igiene orale sono di fondamentale importanza per prevenire la patologia ed intercettare, ai primi segni, eventuali problematiche a carico dei tessuti dentali, che permetteranno cosi di intervenire tempestivamente e salvare gli elementi dentali interessati.
La malattia parodontale è una malattia che ha come elemento principale la placca batterica, ma viene definita come patologia multifattoriale, in cui si hanno fattori di rischio importanti in grado di aumentare in modo considerevole la probabilità di insorgenza e tendenti a peggiorare la prognosi dei denti.
Oltre a un igiene orale scrupolosa e rigida, fattori che incidono in modo importante come fattori favorenti sono il diabete e il fumo.
Il diabete mellito
L’associazione tra il diabete e la parodontite è stata particolarmente studiata ed è emerso come il diabete si associ ad un aumento sia della prevalenza che della gravità della stessa; il rischio per un soggetto diabetico di ammalarsi di parodontite è stimato essere da due a tre volte maggiore rispetto a quello di un soggetto non diabetico.
Recenti pubblicazioni, infine, indicano che utilizzando come criteri di valutazione l’età, il peso, i valori morfometrici e l’eventuale presenza di parodontite sia possibile, in un ambito odontoiatrico, avviare con successo un percorso diagnostico che, perfezionato e gestito dal medico diabetologo, sia in grado di portare, in soggetti che ignorino la loro condizione, ad una diagnosi precoce di diabete e alla attuazione di una terapia tempestiva in grado di prevenire e contrastare le frequenti complicanze che si associano a questa malattia.
Più recentemente, sono stati resi pubblici dei dati che indicano come la parodontite possa costituire un fattore concomitante per l’insorgenza del diabete di tipo 2, a causa della immissione nella circolazione ematica di citochine pro-infiammatorie sistemiche che inducono insulino-resistenza.
Il fumo
Il fumo determina una riduzione della vascolarizzazione e di conseguenza un’alterata guarigione dei tessuti, oltre a mascherare i sintomi e i segni della malattia parodontale. Il fumo, inoltre, ha degli effetti negativi sulle cellule del sistema immunitario come il ridotto livello di citochine pro-infiammatorie, enzimi e polimorfonucleati, alterazione della proliferazione e adesione fibroblastica, alterazione della chemiotassi e fagocitosi e abnorme rilascio di proteasi dalle cellule neutrofile che vengono così coinvolte nel riassorbimento osseo.
L’entità di distruzione tissutale risulta correlata alla durata ed alla quantità di tabacco usato nelle sue diverse forme. Risulta, quindi, fondamentale l’impegno dell’odontoiatra nel chiarire al paziente fumatore tutti gli effetti nocivi che il fumo comporta sia a livello di salute orale che sistemica, nonché i benefici derivanti dall’abbandono di tale abitudine.
Dr. Marco Brodesco e Dr. Francesco Ravasini